Soltanto venti giorni

Uno dei decenni più controversi della storia italiana, una Milano industriale che diventerà presto la culla dell’agguerrita imprenditoria italiana. Ecco il palcoscenico su cui si dipanano le vicende dei protagonisti di questo romanzo, il cui intreccio copre un brevissimo lasso di tempo, 20 giorni agli inizi dei burrascosi anni Ottanta. C’è il delitto ma non ci sono fiumi di sangue, c’è il sesso ma è più avvertito che descritto, c’è il confronto tra capo e subalterno ma è piuttosto quello tra due modi di pensare, c’è la perdita delle illusioni ma non ne consegue la disperazione, c’è la storia della segretaria ma c’è anche la storia dell’imprenditore. Ovunque traspare la comprensione per l’uomo e le sue debolezze. Perfino l’omicida, pur non perdonato, è raccontato con indulgenza. Il lettore resterà coinvolto dall’intreccio, si appassionerà al delitto, si calerà nella mentalità dei personaggi, ne condividerà o meno i pensieri, si emozionerà, ma non sarà mai sopraffatto dalla tristezza o dall’ansia. Un senso di ottimismo, a dispetto degli eventi narrati, continuerà a percorrere l’intero libro, che diviene anche un sommesso invito all’operosità, alla sobrietà, alla fiducia nel futuro.