Bruno Gatta
278 pagine, brossura
Del Bianco Editore (2008)
ISBN: 978-8895575070
L’irredentismo è figlio postumo del Risorgimento, nato dalla delusione della guerra del Sessantasei, quando Garibaldi fu fermato sulla via di Trento dall’armistizio di Cormons e quando il generale Cadorna, sull’Isonzo, era già in vista di Trieste. Non era ancora finito quell’anno non felice che alla stazione di Udine una delegazione di giuliani accolse l’arrivo di re Vittorio Emanuele abbrunando le bandiere tricolore. Dieci anni dopo altre bandiere abbrunate, dei triestini e dei trentini, a Milano, alla commemorazione del settimo centenario della battaglia di Legnano: parlarono dal Carroccio Benedetto Cairoli e Giuseppe Ferrari e chiesero, quei due uomini del Risorgimento, che il Risorgimento fosse compiuto nella sua interezza geografica e nella sua pienezza spirituale. La parola irredentismo, terre irredente, città irredente, fratelli irredenti, entrò da allora, dalla guerra del‘66, ed anche da un discorso-giuramento del patriota napoletano Matteo R. Imbriani sulla tomba di suo padre (1877), entrò, quella parola nuova, nel l’uso corrente nazionale. E quando mercoledì 20 dicembre 1882, Oberdan fu impiccato, l’irredentismo prese la sembianza fisica ed eroica di lui. Vennero dopo la rivolta ideale de “La Voce”. L’esame di coscienza di Serra, l’impiccagione di Battisti e la ribellione coraggiosa di Fiume, ultima pagina della storia irredentista.
22.00€
Bruno Gatta
278 pagine, brossura
Del Bianco Editore (2008)
ISBN: 978-8895575070